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venerdì 29 maggio 2015

Recensioni: Bevande vegetali senza lattosio



La passerella di bevande vegetali che possono sostituire il latte vaccino si fa sempre più ampia. Ormai sono diventati così buoni e diversi che anche chi non soffre di intolleranza al lattosio li compra e li beve con piacere. E la dimostrazione ne è che queste bevande sono protagoniste di molte ricette, come budini alla mandorla, focaccine alla soia, ecc. Qui vi presento le mie ultime "conquiste" che ho molto apprezzato e tra di esse ce n'è una che è stato amore al primo assaggio. 

Latte alla soia

Latte di soia Granarolo
Un classico delle bevande vegetali, il primo tra tutti. Ha avuto la fortuna di essere perfezionato moltissimo in questi ultimi anni e lo dico perché anni fa aveva un sapore assai sgradevole! Ora ne fanno di molto saporiti, e il mio preferito è uno degli ultimi arrivati sullo scaffale dei supermercati. Il Soia Granarolo, fatto con soia italiana al 100%, senza OGM. Contiene acqua, il 6,4% di soia, un poco di zucchero, fibre e aromi naturali. Ha un sapore eccezionale, dolce, aromatico, e ha una consistenza cremosa, a differenza di altre latti di soia che rimangono troppo liquidi. Un altro aspetto che gradisco molto è che non contiene olio, che altre marche aggiungono per renderli densi, ma che altera il sapore e lo rende un po' amarognolo. Insomma c'è solo una cosa che migliorerei: va bene la presenza di zucchero, ma vorrei che fosse di canna integrale. 

Latte all'avena 

Latte di avena Bjorg
L'avena è un cereale molto sano, che contiene pochissimi grassi ed è ricco di vitamine. Tra le mie scelte c'è il Bio-Eco della marca Bjorg, trovato sempre al supermercato, che a dispetto del nome straniero del prodotto, è in realtà fatto in Italia dalla Bio Slym con sede in provincia di Mantova. Ecco, qui troviamo l'olio di girasole tra gli ingredienti, ma c'è da dire che l'avena, una volta pressata, rimane molto liquida e ha bisogno di un addensante naturale. Tuttavia la percentuale di avena è abbastanza alta, 11%, e non ha neanche un grammo di zucchero, visto che l'avena è già dolce di suo. Al limite, si può aggiungere un cucchiaino di miele se si gradisce ancora più dolce. 

Latte di riso

Latte di riso Esselunga
Il latte di riso è tra i miei meno preferiti. Ne ho provato diverse marche ma non ero mai soddisfatta. Finché per caso ne ho comprato uno di una marca del supermercato, Esselunga. E' davvero molto buono, ha un sapore molto gradevole e si conserva perfettamente per giorni e giorni, senza alterare il sapore. Questa bevanda contiene il 17% di riso, olio di riso per addensare (ottima scelta per non alterare il delicato sapore di questo cereale), e vitamine aggiunte del gruppo D e B che si trovano invece nel latte vaccino, per cui è un'idea salutare integrare i nutrienti mancanti. 

Latte di nocciola

Latte di nocciola Alpro
Ecco, è lui il mio nuovo amore!!! Immaginate di bere una nocciola spremuta e avrete questo latte! Ha un sapore autentico, genuino, e non ha bisogno che gli si aggiunga nulla. E' buono sia tiepido che fresco e visto il sapore deciso sono sicura che è perfetto per realizzare dolcetti, creme e budini molto particolari. La Alpro sta inventando delle cose buonissime, anche il loro latte alla mandorla non è affatto male (se vuoi vedere la recensione del latte alla mandorla, clicca qui). Questo prodotto contiene acqua, zucchero, 2,5% di nocciole, vitamine del gruppo D e B. Non ha coloranti, conservanti e aromi artificiali. I love it!


Vi ho presentato una serie di bevande vegetali che sono indicate per chi soffre di intolleranza al lattosio, o chi è in cerca di sapori nuovi da provare, e sono proprio le ultimissime novità sbarcate da poco nei negozi. Hanno tutti dei prezzi abbordabili, e sono spesso in sconto perché comunque devono competere con il più comune latte vaccino (anche quello senza lattosio). Sia chiaro, anche io bevo il latte tipo Zymil o Accadì; però ho notato che se li bevo spesso mi viene comunque il mal di pancia e mi gonfio. Ciò significa che è meglio alternare vari tipi di latte, in modo da indebolire l'intolleranza e sentirsi leggeri. E poi è anche una questione di gusto, cambiare è più divertente, no? 

E voi che tipi di latte bevete? quali di questi potrebbe piacervi di più o siete curiosi di provare? sapevate che possono essere usati come ingredienti per fare dei budini o delle creme speciali e diverse dal solito?

(Photocredits: Sabrina Campagna from Flickr.com)

domenica 15 febbraio 2015

Spesa: le bevande tipiche della Sardegna



Dopo i dolci, il pane e la pasta della meravigliosa isola della Sardegna (li trovate tutti qui: dolci, pane, pasta) adesso in tavola portiamo da bere. Le bevande tipiche del luogo sono innumerevoli e di alta qualità, frutto di una sapienza molto antica. In particolare nei calici e nei bicchierini troviamo: i vini, sia bianchi, che rossi; i liquori, ricavati dalla selvaggia macchia Mediterranea; la birra, ebbene sì anche nel sud del mondo si fabbrica la birra! e a dir di molti è anche molto apprezzata e da qualche anno anche esportata all'estero. 

I vini

I vini della Sardegna: sono rinomati per l'alta esperienza produttiva e la qualità, sia per i rossi che per i bianchi e vincono ogni anno numerosi premi ai concorsi enologici internazionali 
Faccio subito una prefazione: i vitigni della Sardegna sono tra i più antichi della storia dell'umanità. La scoperta è stata compiuta da una squadra di archeobotanici dell'Università di Cagliari che, nei pressi di un sito nuragico, ha ritrovato dei semi di vernaccia e malvasia risalenti a circa tremila anni fa. Le prove effettuate in laboratorio hanno poi confermato che nell'Isola la coltura della vite fosse conosciuta dall'età del bronzo entrando nei primati, perché risulta il vitigno più antico del Mediterraneo occidentale. Per questo motivo i vini sardi sono frutto di una lunga esperienza e riescono a vincere dei premi nei maggiori concorsi enologici internazionali. Quello che vi posso dire io è: assaggiateli! Io li adoro, perché sono leggeri, raffinati, con un bouquet favoloso! Il mio preferito è il vermentino di Gallura, ma prima vorrei parlarvi dei rossi. 

I vini rossi, che personalità!

Quasi nero come la pece e robusto, il Cannonau è un vero vino da "machi"!
Cominciamo con il re dei rossi, il Cannonau. Robusto, molto aromatico e nero come la pece, è un vino da veri "machi"! Affonda le sue radici nell'era nuragica (1.800 a.C.) e lo si coltiva essenzialmente nella provincia di Nuoro. Si tratta di una bevanda a Denominazione di Origine Controllata (DOC) e subisce un invecchiamento di minimo un anno. Ha un'alta gradazione alcolica (12,5%) e ha un sapore secco e intenso. 

Tra i migliori rossi che potete assaggiare si annoverano: il Cannonau di Jerzu, il Carignano del Sulcis e il,Monica di Cagliari
E' perfetto accompagnato con carne e salumi; in Sardegna si mangia con il cinghiale, il porceddu (maialino arrosto), e i vari prosciutti (come quello di Fonni, che rimane affumicato ed è tagliato grosso e rigorosamente a mano con l'apposito coltello) e le varie salsicce (come quella di Desulo, ancora prodotta artigianalmente). A me questo vino piace abbastanza, ma me ne basta mezzo bicchiere data il suo sapore un po' strong. Diciamo pure che è un vino "da uomini", ma se vi capita di andare in Sardegna e di infilarvi in uno dei bar del nuorese sappiate che troverete sempre qualcuno disposto ad offrirvene un bicchiere in segno di buona ospitalità! 

Un vino rosso molto ricercato, il Monica di Sardegna
Altra "perla rossa" è il Carignano del Sulcis, tipico del sud dell'Isola caratterizzata dai caldi venti di scirocco. E' un vino molto profumato, dal bel colore rubino e che viene lasciato invecchiare anche fino ai 4 anni. Rimane di gradazione alcolica alta (minima 12 gradi) ma rispetto al Cannonau è più leggero di sapore e si può bere con qualsiasi tipo di pietanza. Un vino deciso, molto adatto alla carne e ai formaggi, è il Monica, che proviene dal cagliaritano. Invecchia anche per sei anni e oltre, in cui assume un colore amaranto brillante. Ha 12.5 gradi (eh sì i vini rossi sardi non scherzano, o sono decisi o niente!) e ha un profumo davvero molto intenso. 

I vini bianchi, che sciccheria!

Il Vermentino di Gallura è un vino DOCG, eccellente bevuto fresco e accompagnato da piatti di pesce e crostacei
I vini bianchi sono i miei preferiti. Forse perché hanno meno gradi, forse perché sono più delicati nel gusto, ma vado letteralmente pazza per il Vermentino di Gallura! E' il top dell'enologia, tant'è che ha la denominazione DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) cioè viene prodotto nel rispetto di un disciplinare che ne garantisce le caratteristiche di alto pregio. I vitigni si trovano nella punta più a nord della Sardegna (la Gallura), un territorio caldo, ben ventilato e ricco di macchia mediterranea. Ha un colore magnifico, un giallo paglierino che ricorda l'oro, e un bouquet delicato e sottile; certo, ha 13 gradi ma vi assicuro non si sentono! ovviamente è il miglior compagno del cibo di mare, come il pesce alla griglia o i crostacei. In Sardegna si beve accompagnato così: nella zona di Alghero assieme alla nota aragosta alla catalana, a Cagliari coi ricci di mare e le ostriche che si mangiano nei tanti chioschi e ristorantini situati di fronte al mare. 

Tra i migliori vini bianchi sardi che potete bere troviamo: Il Vermentino di Gallura; il Malvasia, il Moscato, il Capichera e la Vernaccia di Oristano, vi consiglio di assaggiarli tutti! 
Due vini dolci, che è solito bere coi dessert o come aperitivo, sono il Malvasia e il Moscato. O come dice mia madre che lo invita sempre ai suoi ospiti: "un moscatino". Il Malvasia ha un odore intenso e lo riconosci perché ha un retrogusto di mandorle tostate. Il Moscato è al secondo posto nella mia lista dei desideri; è dolce come l'uva, liquoroso ed è l'"amante" ideale dei dessert di fine pasto. Un "moscatino" non si rifiuta mai! 

La Vernaccia di Oristano è un vino totalmente diverso dalle comuni vernacce; infatti è liquoroso, non secco, per cui è perfetto come aperitivo e usatissimo in cucina per cucinare il pesce. La ricetta più famosa viene da Cagliari, con la strepitosa spigola alla vernaccia!  
Completiamo la carrellata con un altro vino liquoroso che è usatissimo in cucina: la Vernaccia di Oristano. Ha un sapore che ricorda la mandorla e risulta assai delicato. Il suo retrogusto leggermente amarognolo lo rende perfetto per una ricetta di pesce tipica di Cagliari: la spigola alla vernaccia. (potete trovare qui la ricetta). Io la amo tantissimo, è uno dei modi più sofisticati e mediterranei di cucinare il pesce, e ogni volta che torno dalla Sardegna infilo in valigia una bottiglia di Vernaccia di Oristano!

Se avete voglia di vedere qualche bel filmato sui vitigni sardi, guardate questo breve video (è in inglese ma molto bello da vedere e facilmente comprensibile):



I liquori, una ventata di caldi profumi

Il limoncello: solo limoni biologici, acqua, alcool e zucchero. In tanti se lo autoproducono ancora in casa. Adesso esiste anche la deliziosa crema al limoncello, che si usa anche per farcire dei sopraffini biscotti.
Sono i figli della natura più incontaminata e profumata: il limoncello e il mirto. Dalla zona di Muravera, località sul mare famosa per i suoi agrumeti, proviene il limoncello. Lo si fa sia in versione classica che in crema, assai deliziosa e inserita anche come farcitura nei dolci (una cosa speciale!). La ricetta per realizzarlo è di quelle "di casa mia", cioè si tramanda di madre in figlia, in quanto ancora adesso tante persone se lo fanno tranquillamente in casa approfittando dei numerosi alberi di limoni che ci sono in giro. I liquori migliori infatti sono assolutamente biologici, in quanto la frutta spruzzata di pesticidi non solo è nociva per la salute ma rende la buccia amara da far proprio ribrezzo! Il vero limoncello è quindi fatto solo di vera buccia di limone, alcool, acqua e zucchero. In uno dei prossimi post pubblicherò le ricette scritte a mano in vecchi fogli di carta da mia madre, per sapere come farsi a casa un'ottima crema al limoncello, il mirto e il liquore d'oro. Il liquore d'oro è una miscela di arance, mandarini e limoni, un autentico concentrato di frutti mediterranei! è delizioso, come diceva Totò, una vera "sciccheria"! 

Profumatissimo e aromatico, il mirto viene dalle sole bacche raccolte a mano come una volta. Un lavoro faticoso che richiede tanta pazienza e manodopera locale. Una chicca da provare sono: la crema al mirto e il nuovissimo torrone, fatto di solo miele sardo, mandorle e succo di mirto! Che bontà!
Il mirto è merito invece della tante bacche che si trovano in grandissime quantità per tutta l'Isola; tanti studenti, per tirar su qualche soldo, vanno a raccoglierlo per conto dei produttori locali. Chi vuole auto-produrselo ma non ha a disposizione le bacche, può invece ricorrere all'estratto di mirto a cui aggiungere acqua e zucchero. 

L'acquavite della Sardegna: il File 'e ferru. Fu Francesco Cossiga a spiegare l'origine di questo curioso nome. Una storia che ci riporta ai tempi del "proibizionismo" italiano sotto la guerra 
Infine la bomba atomica dei liquori sardi, il Filu 'e ferru, l'acquavite della Sardegna. Forte, fortissima, spesso supera i 40 gradi!, viene anche chiamata, non  a caso, "bardente", ossia acqua ardente, nella zona dove si consuma di più, la Barbagia e il Logudoro (centro-nord). In Sardegna ti dicono che quando ti prendi l'influenza o un brutto raffreddore non hai bisogno di prendere le medicine, ti bevi un bicchierino di File 'e ferru e ti ammazza tutti i batteri! una curiosità su questo strano nome lo ha fornito l'allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, nativo di Sassari. Nei tempi della guerra, quando l'alcool era merce proibita, tutti presero l'abitudine di farsi l'acquavite (che si ottiene dalle vinacce distillate) nelle mura protette di casa propria, ma il problema era non farsi scoprire. Così la gente prese l'abitudine di nascondere le bottiglie sotto terra in giardino, con un filo di ferro come segnale di riconoscimento. A quel punto quando si aveva voglia di farsi una bevutina i padri mandavano i figli in giardino usando un linguaggio in codice: "Bae e battimiche su file 'e ferru", cioé vai e prendimi il fil di ferro. Un po' come in America ai tempi del proibizionismo; forte, no? 

La birra Ichnusa, bionda Sardegna

Anche se la Sardegna non è terra di birra, eppure una birra c'è, e piace al punto da essere venduta anche a Londra! La Ichnusa!
Sappiamo tutti benissimo che la Sardegna non è terra di birra, non è mica la Germania! Ma una birra c'è, piuttosto famosa e da qualche tempo è venduta con buoni risultati di gradimento anche in "continente" e all'estero. Io l'ho vista anche a Londra ed è la Ichnusa, una birra bionda, il cui nome deriva dal greco antico Ichnoussa, parola che significa impronta, perché la Sardegna ha la forma dell'impronta del piede e così fu chiamata in tempi lontani. La birra Ichnusa ha visto la luce nel 1912, a Cagliari, e da allora non ha quasi mai smesso di essere prodotta. Lo stabilimento è stato il primo in Italia a installare serbatoi di fermentazione verticali cilindrici e ha raggiunto più volte il primato di efficienza e produttività. 

La Ichnusa in una moderna versione al limone
Un merito che ha permesso alla Ichnusa di farsi notare da uno dei più grandi produttori di birra, la Heineken, che nel 1986 decise di rilevare l'attività per lanciarla nel mercato nazionale prima ed estero poi. La Ichnusa è una birra lager, cioè a bassa fermentazione, con il 4,7% di alcool e un sapore delicato di luppolo. Ha un gusto leggermente amaro e una cosa particolare è che contiene mais. Il suo slogan "Ichnusa, bionda Sardegna" è rimasto immutato da decenni, e racconta quello che effettivamente è: una splendida birra da spiaggia, perché è leggera, dissetante, che tanti gruppi di amici bevono nelle pause pranzo al mare o nelle tipiche serate estive davanti ai falò o una serata danzante. 

La birra Ichnusa esiste dal 1912 ed è stata la prima in Italia a utilizzare i moderni serbatoi di fermentazione verticale