Questo è un post che desideravo scrivere da tempo perché vorrei trattare un argomento mooolto spinoso. Ma credo che valga davvero la pena discuterne. Il biologico non è sempre e comunque una mano santa, e non posso e non voglio accettare senza un minimo di senso critico che tutto ciò che viene definito dentro la parola natura o bio sia il meglio del meglio. Vi voglio parlare di questo perché non mi è mai piaciuto appartenere a delle "sette" culturali che entrano dentro un'appartenenza e poi accettano tutto quello che quell'ideologia gli propone.
Quindi stavolta parlerò degli aspetti negativi di questo mondo su cui ormai mi sono affacciata da un anno e mezzo buono e su cui ho avuto modo di farmi una serie di idee e opinioni. Allora, in generale vi posso dire che la qualità dei prodotti proposti è abbastanza alta. In certi casi, altissima. E in questa top list annovero anche cibi che non sono proprio bio, ma sono ad esempio equo-solidali o senza lattosio o glutine per cui rientrano nella famiglia del cibo moderno e sano.
Ma, c'è un ma...non è certo tutto oro quello che luccica. Intanto mi sento di puntare subito il dito contro i prezzi. Ci sono infatti catene di supermercati bio che hanno prezzi decisamente troppo alti e non giustificano la qualità della loro merce, perché in fondo si tratta di cibo e non diamanti o smeraldi. Credo quindi che la recente moda del bio abbia generato una corsa al cibo sano a tutti i costi che, dal punto di vista della legge della domanda e dell'offerta, ha impennato i prezzi. Ecco, io credo che ciò danneggi il biologico. Lo renda un concetto elitario, per pochi fortunati coi soldi in tasca, e allontani la gente comune dalla possibilità di mangiare in modo più sano. Per fortuna, di contro, si stanno dando da fare le grandi catene di distribuzione, come gli Auchan, le Coop, i Carrefour, che forse perché sono grandi, riescono a piazzare merce di buona qualità a prezzi ragionevoli.
Quindi sul piano del prezzo, in base alle mie esperienze, vi consiglierei di muovervi così: quando vi servono cose in grandi quantità - per esempio diversi chili di farina bio, magari una di frumento, una di farro, e così via - andatevele a comprare nei supermercati che ormai hanno tutti i loro reparti bio. Lì trovate tanta scelta e risparmierete di certo. Se e quando sentite il bisogno di cibi più particolari, e siete disposti a spendere qualcosa in più volate nei negozi bio, tipo il NaturaSì, perchè è sicuro che troverete cose molto particolari; io ci ho trovato ad esempio un buonissimo tè giapponese (pagato 2.80 euro grazie a una promozione) e dei biscotti al farro fatti solo con olio di oliva e senza grassi aggiunti (pagati 3 euro sempre con una promozione). Quindi fateci una capatina ogni tanto, magari nei periodi degli sconti, è un modo per scoprire dei sapori davvero inediti.
Secondo aspetto che ho già sentito e di cui si cinguetta molto su Twitter ultimamente, è che nei cibi bio talvolta si trovano i grassi di palma, o lo zucchero bianco o ancora il lievito di birra da due soldi. Posso dire che anche a me è capitato di leggere questi ingredienti in etichette di cibi che sulla confezione dicevano Organic 100% e godevano anche dei bollini della certificazione ufficiale. E' chiaro che si tratta di una cosa vergognosa ma è anche ovvio che non li ho mai comprati. Per cui dato che si tratta di un settore ancora fresco e nuovo, è soggetto a fregature pazzesche in quanto approfitta di chi segue il bio come moda e non come consapevolezza alimentare. E' un settore che spetta a noi consumatori moderni di cambiarlo, evolverlo, influenzarlo. Dobbiamo metterci in testa che se vogliamo cose migliori per noi e i nostri figli dobbiamo esserne partecipi e quindi è nostro dovere leggere le etichette di ciò che compriamo e mangiamo. Una volta che i prodotti rimangono lì sullo scaffale perché hanno grassi dannosi e perciò restano invenduti saranno le aziende stesse a porsi delle domande e a cambiare rotta andando incontro alle nostre richieste. Non lo faranno certo per motivi etici ma solo per denaro, per obbedire alla legge dell'economia di mercato della domanda e dell'offerta. Ma chissenefrega! l'importante è che l'abbiamo vinta noi, giusto?
Ultimo difetto che andrebbe migliorato è il rapporto che le aziende hanno con i consumatori. Mentre le grandi multinazionali si inventano di tutto per avvicinarti ai loro prodotti e farteli comprare e forniscono costanti informazioni anche tramite siti web o presenza agli eventi, i produttori del bio sembrano nascondersi e vergognarsi e molti hanno dei siti web che fanno davvero pena. Io una volta ho avuto bisogno di un consiglio su come trattare un certo tipo di lievito ma non sono riuscita a contattare l'azienda produttrice in nessun modo! Nè un gruppo Facebook, nè uno straccio di sito o telefono verde. Insomma diverse aziende del bio se la tirano troppo e ciò va a tutto svantaggio di prodotti che invece meritano di essere conosciuti e provati.
Come avete visto questa interessante realtà è ancora giovane, specie in Italia, dove si è espansa solo in questi ultimi anni, e di errori di percorso ce ne sono ancora parecchi. Ma vorrei ripetermi: credo che il suo miglioramento dipenda molto da noi e dal nostro contributo attivo. Ormai l'economia sta cambiando e non si vendono più le cose solo tramite la televisione e i cartelloni appesi sugli autobus. Oggi viviamo nell'era di Internet e dei social network e le informazioni (e le critiche) girano in fretta, quindi nel nostro piccolo possiamo fare molto per cambiare la produzione del cibo che metteremo in tavola. E non mi pare poco, voi che ne pensate?
(Photocredits: MICA, MFer Photography, AK Rockfeller, CT Senate Democrats, Mike Licht from Flickr.com)
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